VAMOS MUCHACHOS – Campionato calcio a 5 Torino Champions Five

CAMPIONATO CALCIO A 5 TORINO – Il giorno dell’inizio del girone Camp Nou vede subito il Torino U Norte vincere e convincere infliggendo la sconfitta all’Eminflex. In Euro Five invece nei gironi Olympiastadion e Parco Dei Principi sono Jolly Joker e Banda Del Buco a trovare i primi tre punti.

TORINO U NORTE – EMINFLEX 11-4

Prova di forza di Torino U Norte che supera agevolmente Eminflex, carichi dopo un girone di qualificazione sugli scudi. La corazzata granata è irresistibile, complice l’autentico stato di grazia di Reyes e Zouaui, e trova la via del gol in molteplici occasioni. I blu cercano di difendersi il meglio possibile e ripartire, ma la porta granata sembra stregata e si infrangono più volte di fronte al muro del portiere avversario. Torino U Norte è paziente e dialoga con precisione, mostrando un’identità di squadra sempre più delineata. Un grande avvio per arrivare al grande obiettivo: la vittoria finale. Migliore in campo con sei reti Jurado, davvero una spina nel fianco per la retroguardia avversaria

EURO FIVE

JOLLY JOKER – EQUIPE LOCO 9-3

Partita no per Equipe Loco che ha nella doppietta di Capitan Blasi gli unici due squilli di questo match davvero a senso unico. Per il Jolly Joker i migliori il fenomenale Lima, autore di una tripletta ed il solito stoico Capitan Scolaro autore di due reti. Comincia nel migliore dei modi il girone Olympiastadion per i grigi, che sicuramente avrebbero meritato qualcosa in più in questa stagione.

SAMPDORICI – BANDA DEL BUCO 1-8

Qui siamo invece nel girone del Parco Dei Principi, sempre di Euro Five dove i blucerchiati devono arrendersi alla straripante Banda Del Buco. Finalmente recuperati alcuni pezzi pregiati i gialloblu disputano un match con un gioco arioso e spumeggiante, che permette a Pensabene di siglare cinque reti e guadagnarsi la palma di man of the match.

CAMPIONATO CALCIO A 5 / 8 TORINO – CHAMPIONS FIVE

Le origini del calcio
Ricco di fascino è un viaggio a ritroso nel tempo alla ricerca di attendibili antenati di quello che è oggi definito il più grande spettacolo del mondo. Anche in una ricostruzione breve e sommaria, appare però fondamentale, nonché storicamente corretto, procedere a una suddivisione preliminare. Non prenderemo sistematicamente in considerazione tutti i giochi con la palla in uso nell’antichità, ricerca che risulterebbe senza fine, bensì soltanto quelli che presentano sostanziali e indiscusse analogie con il calcio attuale.
Cronologicamente, le prime manifestazioni di quello che potremmo definire protocalcio si ebbero in Estremo Oriente, come dimostrò il francese Jules Rimet, al quale si deve la creazione e il lancio, nel 1930, del primo Campionato del Mondo di calcio. Già nel 25° secolo a.C., l’imperatore cinese Xeng Ti obbligava gli uomini del suo esercito a praticare, fra i vari esercizi di addestramento militare, un gioco imperniato sul possesso di un oggetto sferico, molto simile a un pallone di oggi, formato di sostanze vegetali, tenuto insieme e ammorbidito in superficie da crini annodati (secondo una versione più poetica, da soffici capelli di fanciulla). Il gioco era chiamato Tsu-Chu. Un millennio più tardi, in Giappone aveva largo seguito il Kemari, finalizzato non più all’avviamento alle armi, ma al diletto delle classi nobili. Si giocava su un campo segnalato, agli angoli, da quattro tipi diversi di albero: un pino, un ciliegio, un mandorlo e un salice. Il pallone, il cui strato esterno era di pelle, misurava 22 cm di diametro ed era manovrato con le mani e con i piedi, una sorta di rugby ante litteram. Peraltro, molto gentile: il gioco, infatti, veniva spesso interrotto per scambi di scuse e complimenti.
Attorno al 1000 a.C., nella Grecia era in auge l’epískyros (il nome derivava da sk´yros, la linea centrale che divideva in due parti il campo) che, insieme a tanti altri e più importanti usi ellenici, fu trapiantato a Roma dove prese il nome di harpastum e assunse connotazioni decisamente più brutali. L’arpasto consisteva nel rubarsi la palla, senza troppi complimenti, e divenne il passatempo preferito dell’esercito. Lo praticavano con grande soddisfazione i legionari di Giulio Cesare, suddivisi in squadre regolari, e furono quindi probabilmente loro a farlo conoscere ai britanni durante l’invasione dell’isola, gettando così un seme destinato a germogliare copioso nella terra destinata a dare ufficialmente i natali al calcio moderno.
Le fortune di tutti i giochi con la palla declinarono poi bruscamente nel Medioevo, per un generale deprezzamento delle attività ludiche. Il divieto di praticarli riguardò dapprima i soli religiosi. In seguito progressivamente questi giochi furono messi al bando per tutti, anche perché causa di incidenti e di violenze che originavano veri e propri tumulti e sottraevano i soldati alle attività militari.
Anche in altre civiltà, come in quella maya, si praticarono forme di protocalcio. Nell’antico Messico, per esempio, il gioco consisteva nel far passare il pallone, che non poteva essere toccato con le mani, attraverso un piccolo foro nel muro. Il pallone era di caucciù massiccio e pesava tre chili e mezzo. Evidente la simbologia erotica, un connotato che, secondo Desmond Morris autore del fortunato saggio La tribù del calcio (1981), è presente anche nella versione attuale del gioco.

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